He disappeared into complete silence è una serie di nove incisioni realizzate da Louise Bourgois e pubblicate nel 1947 da Gemor Press.
Questo lavoro preannuncia le tematiche dell’opera matura dell’artista, quel tentativo di catarsi, quella violenza emotiva che emerge nelle sculture biomorfe e minimali.
Questa è un’opera particolare per il suo utilizzo del testo e della parola, scelta che fa pensare a quella che poi sarà l’arte concettuale, ma anche alle boites di Duchamp (in cui le parole sono parte integrante dell’opera) e infine all’idea di gesamtkunstewerk di Kandinskij e Wagner, in cui diverse forme d’arte sono utilizzate per un unico fine espressivo.
Ogni tavola trasmette un unico messaggio attraverso due tipi di linguaggi:
1- La lingua: storica e individuale;
2- L’immagine: bidimensionale, a bassa densità figurativa ed essenzialmente geometrica.
La complessità di queste tavole sta nel fatto che ognuno dei due linguaggi utilizzati dall’artista ha una propria grammatica. I diversi segni arbitrari ed emotivi si nascondono dietro la simbologia normalizzata e oggettivizzata di ciascun sistema.
La più grande difficoltà nell’interpretazione dell’opera sta nello stabilire, dopo aver cercato di tradurre il messaggio nascosto dietro le parole e i disegni delle tavole, qual’è la connessione tra i due tipi di linguaggio utilizzati.
Per affrontare quest’analisi si può partire dal titolo. Un titolo che ci da una chiave di lettura delle tavole abbastanza esaustiva: un uomo che scompare nel silenzio. La sensazione immediata, subito verificata da una prima lettura, è che le tavole affrontino una parabola incentrata sul dolore, un dolore dato dall’assenza dell’altro fisica o psicologica (intesa come incomunicabilità quindi silenzio) e da una scomparsa che provoca un annullamento, una morte interiore.
Ogni tavola è quindi una storia di sofferenza ed è possibile rintracciare per ogni coppia immagine-testo la sensazione o l’elemento emotivo principale evocato da entrambi i linguaggi:
Tavola 1: solitudine
Tavola 2: scomparsa
Tavola 3: incomunicabilità
Tavola 4: gelosia
Tavola 5: isteria
Tavola 6: isolamento
Tavola 7: amore e rabbia
Tavola 8: silenzio
Tavola 9: amore filiale
Al di la delle vicende particolari narrate e visualizzate in ogni tavola, il tema della solitudine e dell’impossibilità di relazione è incluso in tutta l’esperienza di Louise Burgois. Lei vuole comunicare con il suo interlocutore la difficoltà di rapportarsi con l’altro, il suo sentirsi sola, abbandonata, il sentimento di incapacità di farsi capire. Questo comunicare l’incomunicabilità, potrebbe sembrare un paradosso, quindi una beffa dell’autrice nei nostri confronti, ma la sincerità evidente dell’opera porta ad escludere questa interpretazione. Al contrario, vedo in queste tavole tutta la forza della Bourgois, il suo desiderio “violento” di rivalsa, la sua capacità di combattere per risarcirsi dalle proprie mancanze e dalle proprie debolezze. Come se volesse dire “Non riesco a comunicare? Allora continuo a parlare finché non sarò capita. La mia sofferenza sembra non avere fine? Allora la combatto rendendola arte, reificandola”. Cito le sue parole : “Tutto l’andamento di questo libro riguarda il calo dell’autostima. E’ una discesa…una discesa nella depressione. Ma io credo nella resurrezione mattutina. E’ una ritirata, ma temporanea. Perdi la stima di te stesso, ma poi ti riprendi. Si tratta di sopravvivenza….della volontà di sopravvivere”
Un’idea ancora più chiara del messaggio si può avere tenendo in considerazione il fatto che le tematiche esposte sono ossessioni che Louise ha affrontato per tutta la sua esperienza artistica e che si ricollegano alle sue memorie, alla sua esperienza vissuta.
Il tema della solitudine e dell’incomunicabilità sono strettamente connessi e sono i più trattati nell’opera.
– Nella Tavola 1 questi temi appaiono come solitudine per l’abbandono da parte della persona amata;
– Nella Tavola 2 avviene la morte solitaria di un uomo totalmente chiuso all’esterno (“Si nasce soli. Si muore soli. Il valore dell’intervallo tra le due cose sta nella fiducia e nell’amore”)
– Nella Tavola 3 il protagonista non ha la possibilità comunicare le proprie emozioni agli altri (le emozioni sono qualcosa di personale, di unico, e, in quanto tali, incomunicabili);
– Nella Tavola 6 il Lebbrosario rappresenta l’isolamento fisico, la ghettizzazione dell’infermo;
– Nella Tavola 8 l’isolamento dal mondo esterno avviene tramite il progressivo diminuire dell’udito del protagonista.
Tale sentimento di solitudine della Bougois derivava dall’allontanamento dalla sua famiglia in primis, ma anche dalla sua solitudine psicologica ed esistenziale. Il suo rapporto con gli altri era infatti contraddittorio. L’inferno sono gli altri o è l’assenza di altri? Il concetto di altro è sempre legato al dolore nella Bougois, un dolore che le viene inflitto durante l’infanzia dal padre e che lei stessa infligge alle persone amate per una pulsione immotivata, distruttiva e masochista che la caratterizza e la porta al tentativo di distruggere l’amore. Le persone quindi provocano dolore, eppure sono indispensabili per non essere soli e l’unico modo per liberarsi di questo dolore è attraverso la redenzione, la liberazione dalle passioni, la sublimazione delle ossessioni che solo l’arte permette. Quindi la sua è un’ arte individuale, solitaria e personale dal momento che ha una funzione curativa per le sue psicosi e le permette di controllare le sue passioni. Ma è anche un’arte pubblica perché, sebbene Louise afferma che il pubblico sia “una fesseria” e il dialogo raro, per lei la comunicazione è l’unico modo di liberarsi dalla solitudine. Nelle storie emerge questo bisogno imperioso di essere compresa, accettata, amata, presa in considerazione, dovuto al fatto che per tutta la vita l’artista si era sentita marginale, non necessaria e un peso per la sua famiglia. La sua arte è un’apertura al mondo, un’esclamazione che rivendica la sua presenza e forse una richiesta d’aiuto.
In due tavole appare la figura della madre (Tavola 4 e Tavola 9). La madre è uno dei personaggi che ritroviamo in molte sue opere e nella Tavola 4 è vista come una bambina gelosa delle sue cose che nasconde il suo piccolo tesoro accuratamente, il quale però finirà per consumarsi da solo. Un’allusione all’amore per il marito donnaiolo che non riusciva a tenere per se, un amore che nonostante l’intensità si era consumato. Nella Tavola 9 appare invece la Bourgois madre che vede nel suo bambino il desiderio di sopravvivere attraverso di lui e di esprimere la sua identità. Molto importante, in questo contesto, è stata la sua ossessione di essere inadatta ad avere figli e la successiva pulsione che la portava a detestarli e insieme a proteggerli. Questa tavola è anche collegata al tema dell’abbandono dei propri genitori, esperienza che aveva vissuto allontanandosi dalla famiglia per andare a vivere in America.
Il tema dell’amore fra uomo e donna appare invece nella Tavola 1 e 7. Nella prima tavola la donna è un essere fragile che ha bisogno di essere amata e che viene abbandonata. Il “farsi bella” prima dell’appuntamento ricorda la Louise che si prepara sempre psicologicamente prima di affrontare un uomo. La Tavola 7 esplica come l’amore sia una passione violenta perché genera delle emozioni molto forti che possono portare a fare del male alla persona amata. Dall’altra parte ricorda anche La distruzione del padre: la pressione emotiva, la rabbia messa a tacere per tanto tempo scatena l’omicidio e il cannibalismo. Come in questa tavola dalla passione si arriva alla morte, così anche nella Tavola 5 il protagonista mosso da un’emozione fuori misura finisce con l’avere la testa tagliata.
Le varie tematiche della parabola sono espresse attraverso due tipi di linguaggio: parole e immagini dal sapore surrealista.
Le storie sono molto brevi, a volte composte da una sola frase o dall’indicazione di un luogo. La scrittura è moto emotiva, quasi come se fossero le pagine di un diario. La sintassi è semplice, le frasi sono brevi e il linguaggio prosaico e famigliare, tanto che potrebbero sembrare dei racconti per bambini.
La scrittura qui utilizzata dalla Bourgois per un estraneamento dalla realtà. Le parole non defiiscono una situazione reale, ma la trasfigurano, creando un’altra realtà che permette all’artista di cambiare il punto di vista.
Abbiamo di fronte storie chiare, la cui semplicità ci rende facilmente manifesto il contenuto e il messaggio che l’autrice vuole esporre. Non c’è bisogno di creare un’illogicità con le parole perché le parole di per sé, nella loro connessione, nei loro rapporti ci offrono già con la loro natura una diversa visione del reale. Abbiamo davanti un utilizzo del linguaggio che da una parte è perfettamente normalizzato e dall’altra è estremamente soggettivo e personale.
Le immagini sono simboli personali che rinviano all’ alfabeto personale dell’artista. Sono l’espressione della nostra intimità che non può essere resa esplicita se non attraverso una grammatica che traduca il nostro inconscio in quanto entità unica e irripetibile.
Nelle tavole di He disappeared into complete silence i disegni rappresentano paesaggi urbani fatti di grattacieli, edifici industriali, abitazioni pubbliche, torri con ascensori, sospesi in un ambiente completamente vuoto, la quale unica definizione è la linea che delimita il suolo d’appoggio.
Sembrerebbe la New York moderna in cui però le persone hanno assunto le sembianze della loro città, sono diventati strutture, macchinari, edifici e stanze. L’autrice utilizza come metafora umana questi edifici per sottolineare la solitudine degli individui e la loro impossibilità di comunicare. Sono infatti palazzi alti e inaccessibili, senza porte né finestre, le cui facciate sono date dall’intersezione di piani e linee verticali. Queste incisioni ricordano la figurazione della donna-casa e le sue prime sculture: uomini e donne come abitazioni cieche e chiuse all’esterno, fino ad evolversi in entità aperte alla possibilità di relazione. Qui ogni edificio è un’ armatura, una fortezza impenetrabile, la quale fragilità è però evidente quando entriamo dentro queste strutture. All’interno troviamo figure che sembrano sciogliersi o ardere come fiamme (vediamo la Tavola 5 e la Tavola 9), cancellate da righe, sfuocate, indefinite nei contorni, fatto che le rende vibranti e vive rispetto alla freddezza degli edifici. Non a caso queste figure appaiono nelle storie che evocano l’amore della madre di Louise per il marito e il rapporto con i figli. Probabilmente dal momento che i soggetti rappresentati in queste tavole si avvicinano troppo al reale, la Bourgois sente il bisogno di allonarli in qualche modo rendendoli ombre e fantasmi, deformati ed interiorizzati.
Ma in questi disegni cogliamo anche simboli che si trovano in tuta la sua produzione, come per esempio la scala, la sessualità e la ghigliottina. La sessualità viene espressa attraverso la raffigurazione dell’uomo e della donna nella Tavola 7 identificati con i loro apparati riproduttivi semplificati e resi sottoforma di macchina: la donna è una vagina dentro ad una recinzione e l’uomo ha un uncino a spirale appuntito al posto del pene. Nella Tavola 8 la sordità parziale dell’uomo è resa con una stanza chiusa avente una sola finestra aperta da un lato e da una serie di scale sospese in aria che portano al soffitto. Queste scale potrebbero ricordare le scale senza uscita delle opere successive che fanno riferimento ad una condizione di isolamento. Ogni scala è un pensiero senza uscita, una comunicazione fallita. Infine nella Tavola 5 la ghigliottina e l’amputazione di una parte del corpo si ritrovano in tutta l’opera della Bougois e rimandano al trauma adolescenziale della visione dei mutilati di guerra e al ricordo della sorella deformata dalla nascita.
Questi disegni sono disegni geometrici e la geometria è essenziale nelle rappresentazioni della Bourgois. Geometrizzare significa razionalizzare un determinato contenuto emotivo e una determinata esperienza. Con la geometria le emozioni diventano oggettive, se ne assume il controllo e possono finalmente essere comprese. Solamente attraverso la comprensione delle nostre paure possiamo liberarcene e riuscire a sopravvivere. Ma non parliamo della geometria euclidea. Non esiste una sola geometria ma tante geometrie, tante razionalità, tanti schemi che ci permettono di dare un ordine all’irrazionale, all’immotivato e alle emozioni. Ognuna di queste geometrie permette di crearci un’illusione, una nuova visione del reale che non è mai assoluta ma sempre relativa e ci da l’impressione di avere tutto sotto controllo, di capire e di razionalizzare. L’apparente illogicità delle figure nasconde quindi una piu profonda chiarezza del contenuto se si padroneggiano i simboli geometrici che l’autrice utilizza per creare le proprie figure. Vediamo infatti un utilizzo preponderante della linea nella creazione di forme ordinate che sottolineano la struttura funzionale degli edifici rappresentati. Linea e struttura per rappresentare individui razionali, consapevoli dei loro doveri, necessari, rinchiusi nella prigione dell’apparenza e del dovere. Ma nella Tavola numero 1 la torre ha un elemento in più rispetto agli altri edifici: un cerchio, che nella grammatica della Bourgois rappresenta l’unità, l’amore e la ricerca dell’altro come esplica la storia. Il lavoro dell’autrice è quindi mettere in dubbio la geometria, vista come autorità, riutilizzando gli elementi propri della disciplina per creare un proprio linguaggio che diverrà sempre più ampio ed articolato nel susseguirsi dei suoi studi.
Quest’opera è un interessante viaggio all’interno di ricordi di Louise Bourgois, dove emerge la lotta continua dell’artista contro le passioni e la ricerca di un senso nella vita, in un esistenzialismo esasperato che prende le distanze dall’attribuzione di istanze surrealiste.
Il progetto, al di là dell’individualità delle memorie, è una ricerca filosofica dai contorni molto ampi. Louise risponde alla vita in un contesto, quello del dopoguerra, in cui tutto veniva messo in discussione. L’assenza di certezze e la mancanza di fede in una religione come anche nella scienza diventano un’esperienza individuale nell’artista, che vive la sua vita come una continua scarica di emozioni. E’ proprio questa sensibilità della Bourgois che fa energere l’infinita tragicità e comicità del reale.
L’unica soluzione all’inspiegabile contingenza delle cose è crearsi un’illusione, cercare una normalità, diventare come la società vuole che si sia: indispensabili e ragionevoli. Tuttavia, Louise non si lascia inglobare dall’illusione, ma cerca di utilizzarla per mantenere il controllo, per rimanere in vita, continuando ad assaporare la realtà come se fosse un’ immagine filtrata delle sue emozioni profonde.