Maurizio Cattelan è un artista italiano noto per le sue opere dissacranti, provocatorie e ironiche. Nato a Padova il 21 Settembre del 1960, attualmente vive e lavora a New York.
Cattelan fraquenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna e inizia la sua carriera a Forlì, per poi spostarsi in Emilia Romagna e successivamente a Milano. Pochi anni dopo il suo arrivo nel capoluogo lombardo, nel 1991, inizia a risquotere un notevole successo grazie alla sua prima esposizione presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Premiato dalla critica internazionale, Cattelan riceve anche una Laurea ad Honorem presso la Facoltà di Sociologia dell’Ateneo di Trento.
Nel corso della sua carriera, Maurizio Cattelan utilizza spesso corpi di animali come oggetti scultorei, similmente al collega britannico Damien Hirst. Lo scopo è quello di offrire allo spettatore diversi punti di vista contraddittori ed enigmatci. Le provocazioni dell’artista generano non poche polemiche, che contribuiscono a renderlo popolare in ambito internazionale, ma anche oggetto di contestazione da parte di critica e pubblico.
L’arte deve essere anche una causa di un malinteso, perché la gente può farne qualsiasi cosa. Per me l’equivoco o l’inganno ottico e mentale rappresentano il vero motore dell’arte.
Nel 1996 Maurizio Cattelan presenta Bidibibodibiboo, uno scoiattolo suicida riverso su un tavolo di formica gialla all’interno di una cucina semi-vuota anni ’50. L’animale imbasamato rappresenta l’alter ego vulnerabile di Cattelan nel suo letto di morte, all’interno della versione miniaturizzata della casa dove aveva vissuto la sua infanzia. Il titolo dell’opera, che non è altro che la formula magica pronunciata da Mary Poppins, porta lo spettatore all’interno ricordi di Cattelan, in un modo magico e inquietante dolve aleggia uno spettro di morte che può essere cancellato solo dalla magia.
Tra le opere più note c’è Trotsky del 1997, che consiste in un cavallo imbalsamato appeso al soffitto di una galleria attraverso un’ imbragatura di cuoio. Mentre in Untitled – I.N.R.I. del 2009 il corpo del cavallo è abbandonato sul pavimento con un cartello conficcato nell’addome che reca la scritta “I.N.R.I”, acronimo dell’espressione latina “Iesus Nazarenus Rex Iudæorum”, che rimanda alla tradizione dell’iconografia cristiana. Probabilmete l’opera vuole accostare il sacrificio biblico al sacrificio dell’animale, affermando che uomo e animale hanno la stessa dignità, o che la sacralità dell’animale è stata è stata uccisa dall’uomo, esattamente come il figlio di Dio.
Un’altro lavoro del 1997 si intitola Love Saves Life, rifacimento (o furto malcelato) dell’opera dell’artista polacca Katarzyna Kozyra The Pyramid of Animals del 1993. L’installazione presenta un asino, cane, gatto e gallo imbalsamati, collocati a piramide uno sul dorso dell’altro in base all’ ordine di grandezza. Gli animali posano immobili con la bocca aperta, come se stessero emettendo il loro ultimo richiamo.
Un’altra scultura senza titolo, realizzata nel 1997, consiste nello scheletro di un cane che stringe in bocca una copia del quotidiano Le Monde. In quest’opera Cattelan trasforma il macabro in una rivisitazione ironica e kitsch della morte, facendola convivere con la vita restituita dall’arte, rendendo eterno uno dei gesti quotidiani del migliore amico dell’uomo.
Nel 1997 Cattelan espone per la Biennale di Venezia Turisti, 200 piccioni disposti dentro una sala, come presenze indisturbate che accompagnano il passaggio del visitatore e lasciano avvertire allo stesso tempo quello spirito di inquietudine dovuto ai finti escrementi sul pavimento. I picconi sono utilizzati anche in occasione della 54esima edizione della Biennale di Venezia nel 2011, dove l’artista presenta The Others: 20.000 piccioni imbalsamati disposti sia sulla facciata del padiglione che all’interno della struttura, sopra gli impianti di aerazione.