Chiara Fumai (1978-2017) è stata un’artista italiana nata a Roma e cresciuta a Bari. Originariamente attiva come DJ e musicista techno si è resa nota nelle gallerie italiane con le sue opere video e performance dal vivo.
Chiara Fumai ha lavorato principalmente con la fotografia, la video-art e le performance, rappresentando il linguaggio e la cultura mediatica contemporanea attraverso un’ideologia radicale femminista. Una delle prime opere si intitola “Chiara Fumai presenta Nico Fumai” (2008) dove l’artista presentava una figura paterna immaginaria trasformata in cantante pop degli anni ’80, sottolineando i meccanismi mediatici della televisione italiana del 1980.
“Credo che vivere l’opera d’arte in maniera totale – quindi anche su un piano realmente autobiografico – sia un modo intenso e generoso di stare al mondo”.
Per Documenta 13 ha presentato “The Moral Exhibition House” (2012): una casetta bianca “infestata” dagli spiriti di note donne femministe del passato. L’installazione voleva rappresentare una dimensione atemporale quale rielaborazione anarco-femminista della casa stregata narrata nella favola di Hansel e Gretel. Nei diversi spazi Funai dava voce a protagonisti del femminismo internazionale, tra cui l’italiana Carla Lonzi della quale recita passaggi di “Sputiamo su Hegel” (1970). In un altro spazio della casa era invece messa in scena “Shut up, actually talk”: un’azione in stile freak show che esplorava il secondo manifesto della Rivolta femminista “Io dico io”.
Ancora femminismo nella perfomance “Chiara Fumai legge Valerie Solanas” (2012), dove l’artista dava corpo e voce a Valerie recitando estratti del suo manifesto, scritto con lo scopo di dimostrare l’inferiorità dell’uomo rispetto alla donna.
Nella videoinstallazione “The Book of Evil Spirit” Chiara Fumai recitava il ruolo della famosa sensitiva del ‘900 Eusapia Palladino. Nel video si vedeva Palladino durante una seduta spiritica nell’atto di rievocare gli spiriti della donna barbuta Annie Jones, della scrittrice Ulrike Meinhof e della filosofa Carla Lonzi. L’opera voleva essere una citazione dei lavori precedenti dell’artista, nei quali Fumai rendeva visibile la diversità di figure femminili marginali e omaggiava grandi pensatrici del passato che hanno contribuito a rivoluzioni sociali.