Vanessa Beecroft è un’artista italiana che nasce a Genova nel 1969 e si diploma a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera. Attiva dai primi anni ’90, è oggi conosciuta a livello internazionale per i suoi tableau vivant e attualmente vive e lavora a Los Angeles.
Gli eventi dal vivo di Beecroft sono testimoniati da fotografie e video e si inspirano alla pittura: realizza versioni contemporanee delle complesse composizioni figurative che hanno sfidato i pittori dal Rinascimento in poi. Con la sua arte, l’artista crea una struttura performativa quasi scultorea che ogni membro del pubblico può malleare per creare una sua personale composizione. Le sue opere sono incontri esistenziali tra modelle e lo spettatore, e mettono in scena tematiche quali la vergogna, i tabù sociali e il voyerismo. Ogni spettacolo è realizzato per un luogo specifico e spesso fa riferimento alla cultura e agli eventi storici ad esso legati. Il lavoro della Beecroft stimola domande sull’identità, sulla società contemporanea e sul ruolo delle donne mettendo in scena la complessa relazione tra spettatore, modelle e contesto storico-culturale del luogo.
Protagoniste delle performance sono donne (anche reclutate per strada), variamente abbigliate in modo da ottenere un forte impatto visivo. Le performer sono scelte in base a precise tipologie d’interesse dell’artista, insistendo inizialmente su tematiche come l’alimentazione, gli squilibri comportamentali, che venivano indagati attraverso il disegno per poi essere messi in scena dal vivo. Progressivamente, le performance di Vanessa Beecroft vengono realizzate impiegando modelle professioniste e persone a lei vicine. In alcuni casi, le modelle non indossano vestiti, ma i loro corpi nudi sono truccati con cosmetici specifici che ne esaltano la pittoricità. Queste donne, nude e con simili caratteristiche fisiche, unificate ancora di più’ attraverso dettagli come il colore dei capelli o scarpe identiche, rimangono ferme immobili, con lo sguardo fisso nel vuoto che le rende simili a sculture o manichini, “volti delicati e pallidi, un’apparenza angelica che nasconde forza e volontà”.
In “VB South Sudan” l’artista è ritratta con due neonati di colore nella Diocesi di Rumbel, in una composizione pittorica armonica che vuole denunciare le condizioni drammatiche dei bambini che vivono negli orfanotrofi in Sudan dove i fondi sono ridotti al minimo.
I lavori più recenti della Beecroft hanno un approccio leggermente più teatrale, come nel “Il respiro delle statue” a Firenze, dove la Sala della Niobe degli Uffizi si trasforma in un teatro greco in cui la tragedia classica prende vita attraverso le coreografi composte dall’artista.
La sua scelta stilistica di espressione è quella di realizzare performance per mettere in scena il rituale dell’essere e dell’apparire, utilizzando modelle accompagnate, in precisi schemi, da musica, luci e coreografie, per fondere bellezza e sofferenza, realtà e ossessione della perfezione. Le sue opere sono rigorosamente intitolate con numeri progressivi preceduti dalle iniziali del suo nome per sottolineare il fatto che le performance compongono un unico lavoro. Dallo scandalo della National Gallery di Berlino alle donne dipinte di nero e con le manette ai piedi, Vanessa Beecroft ha realizzato dei tableaux vivent cercando un ibrido tra l’arte classica e contemporanea.