Margherita Manzelli è una grande artista italiana con alle spalle una ricca lista di esposizioni nazionali e internazionali, che la consacrano una delle artiste di maggior rilievo nel panorama artistico contemporaneo.
Nata nel 1968 a Ravenna, dove si diploma all’Accademia di Belle arti, Manzelli attualmente vive e lavora a Milano. Inizia la sua carriera esponendo in piccole collettive e personali, avvicinandosi dapprima all’installazione e alla performance (un amore intrinseco che manterrà anche successivamente) per poi accostarsi al suo genere artistico prediletto, la pittura.
Di importanza storica e artistica è la sua seconda personale milanese Calmo fiume nero (1994) presso lo Studio Guenzani. Compenetrando la passione per la performance alla sua dedizione per la pittura, Manzelli presentò oli su carta appesi al soffitto con fili di nylon neri che convergevano tutti in una gomma che l’artista stessa stringeva tra i denti, seduta su scomode scalette di legno nella stanza di fronte. Tutta la composizione statica dell’installazione era quindi gestita fisicamente dall’artista.
Il nucleo centrale della pittura di Margherita Manzelli è rappresentato dal corpo. I suoi dipinti raffigurano figure femminili, il più delle volte giovani donne con evidenti segni di invecchiamento precoce, dalle posture insolite, alterate nelle proporzioni e nella cromia dell’incarnato. Protagoniste assolute e abbaglianti di uno sfondo astratto e di un ambiente spoglio ridotto all’essenziale, le donne di Manzelli si presentano allo spettatore in tutta la loro solitudine, la loro forza mascherata da insicurezza e la loro identità incerta. I soggetti sono donne che l’artista ha incontrato casualmente o viste di sfuggita, sulle quali fa coincidere parzialmente alcuni dei suoi tratti somatici.
Le idee mi girano nella testa mentre faccio le cose più disparate. Poi scompaiono, e qualche volta per sempre. Altre volte invece restano finché non ne rimane che una sola, di solito la più forte di tutte. Un po’ come sintonizzare i canali di una radio. E quando succede non è che corro a disegnarle o dipingerle. Le tengo chiuse dentro la testa. È un’abitudine ormai. Mi piace avere queste immagini all’interno di uno spazio chiuso, sovrapponendole alle cose che faccio durante la giornata: mentre faccio la spesa, vedo un film o parlo alla gente. Finché la frizione tra le cose che vedo nella vita e le cose che vedo nella testa diventa insostenibile e le immagini nella mia testa diventano talmente nitide da essere invadenti … A volte penso al mio lavoro come qualcosa di enorme che mi divora e mi distrugge. (2004)
La commistione di presenza reale, memoria selettiva e proiezione personale fa si che queste figure assumano una “non identità” o un’identità multipla. È tutta questa incertezza che le rende così inquietanti ma anche così enigmaticamente attraenti a causa dei loro sguardi magnetici. Un esempio è l’opera Niente pianti in pubblico-antibiotici (1998), in cui l’artista dipinge una ragazza nervosamente e innaturalmente sdraiata (sono percepibili i nervi delle gambe e dei piedi tirati al massimo) con un viso magro e leggermente emaciato mentre sorride alla spettatore sfidandolo con gli occhi.
In Programma Disciplina Maestro (t. m. h. S.) (2000), Margherita Manzelli dipinge lateralmente, su uno sfondo a carattere marino, una donna di profilo che emerge dal buio e che trasuda evidente stanchezza dalla sua postura. Dall’interno del dipinto, la figura femminile pare non curarsi minimamente dello sguardo e del giudizio dello spettatore. Guarda al di fuori del quadro, sa di essere osservata, ma i suoi occhi sembrano persi altrove e non curanti.
Parlando delle sue donne, Manzelli afferma:
Vorrei che fossero un’altra versione di me stessa. Eppure capisco che proprio questo desiderio è sintomatico del fatto che qualcosa di me rimane in loro. (2001)
Nel 1999 Margherita Manzelli risulta tra i 56 pittori invitati alla mostra Examining Pictures al MoCA di Los Angeles, nello stesso anno è presente alla sesta Biennale di Istanbul e nel 2002 rappresenta l’Italia in occasione della XXV Biennale di S. Paolo in Brasile. Nel 2012 è presente con una personale nuovamente alla Greengrassi di Londra, dove aveva già esposto più volte nel corso degli anni.
Un articolo di Daisy Triolo