Kara Walker è un’artista afroamericana tra le più conosciute nel panorama dell”arte contemporanea per le sue silhouette e per la sua arte socialmente impegnata a combattere stereotipi razzisti.
Nata nel 1969 a Stockton (California), Kara Walker si trasferisce adolescente insieme alla famiglia in Georgia, nel profondo sud, dove studia all’Atlanta College of Art imparando ben presto a combattere contro il dilagante razzismo del luogo. Successivamente continua i suoi studi alla Rhode Island School of Design (RISD) di Providence, dove nel 1994 ottiene il Master of Fine Arts (MFA) in pittura e incisione. Attualmente vive a New York dove è professore di Arti Visive nel programma MFA della Columbia University.
Il debutto di Kara Walker avviene lo stesso anno del conseguimento del master, nel 1994, al Drawing Center di Soho (New York), mentre nel 1997, a soli 28 anni, l’artista riceve la prestigiosa borsa di studio Mac Arthur, chiamata anche “Genius Grant”, destinata ai giovani geni che portano innovazione nel campo delle arti.
L’anno dopo Kara viene invitata dalla direzione del Teatro dell’Opera di Vienna per ridisegnare l’illustrazione del sipario che occupa una superficie di ben 176 metri quadri. L’artista qui rielabora la versione della storia di Orfeo ed Euridice intrecciata con l’immaginario dei racconti degli schiavi. Nel 2002, l’artista rappresenta egregiamente gli USA alla 25° Biennale di San Paolo in Brasile e nel 2007 partecipa alla 52° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Lo stesso anno viene inaugurato il suo progetto artistico più importante presso il The Walker Art Center di Minneapolis (febbraio 2007) dal titolo Kara Walker: My Complement, My Enemy, My Oppressor, My Love. Sempre nel 2007 la rivista TIME inserisce Kara Walker nella sua “TIME 100”, la lista delle cento persone più influenti dell’anno. Nel 2011 (marzo-luglio) un’esposizione dell’artista curata da Olga Gambari e intitolata A negress of noteworthy talent è presente in Italia, nelle sale della Fondazione Merz, mentre nell’ottobre del 2013 Walker viene celebrata in mostra al Camden Arts Centre di Londra insieme all’artista Kerry James Marshall.
Nella sua opera Kara Walker esplora temi di forte impatto sociale quali la sessualità, la violenza, le ingiustizie, il razzismo, la schiavitù, le atrocità e la segregazione che il popolo nero ha dovuto subire nei secoli. Mescola quindi nella sue creazioni storia, politica, sociologia e costume.
Io cerco di unire tanti elementi apparentemente distanti fra loro: la violenza con la comicità, il sesso col razzismo, il mito della sicurezza e le fobie contemporanee. Non riesco a vedermi in una biblioteca polverosa a cercare informazioni rilevanti solo per me, il mio è un lavoro per la collettività.
L’artista narra le sue storie con diverse media che vanno dai collage su vari supporti (dal muro alla tela) alle installazioni, dai disegni alle tempere e miniature di piccole e grandi dimensioni, dai video alle scenografie, dai wall drawing alle proiezioni delle lanterne magiche, dalle marionette alle ombre cinetiche. In tutte queste modalità di rappresentazione compare costantemente come cifra stilistica personale la “silhouette”, un tipo di forma d’arte degradata dalla società “minore” che l’artista anima di nuova vita. Figure semplici, sinuose ma profondamente turbanti, le silhouette di Kara visualizzano i contorni e lasciano solamente intuire i dettagli più profondi svelati con il procedere del racconto.
Spesso mi sento come una schiava ai tempi della Guerra di Secessione. Appena liberata cerco di raccontare con l’arte tutto il dolore e le umiliazioni che ho provato quando ero nelle mani dei sudisti. Per farlo, non ho molte risorse: solo un po’ di carta, un taglierino e una manciata di persone che vorrei uccidere….
Utilizzando la modalità dei racconti popolari e rifacendosi ai romanzi storici sulla schiavitù, Walker elabora gli stereotipi attraverso i quali i bianchi usavano rappresentare gli schiavi alla fine del XIX secolo, usando quindi la stessa retorica “bianca” ma rovesciandone il significato intrinseco ed evocando storie parallele a quella ufficiale: tutte quelle storie intrise di inconscio, quelle storie di stupri, sodomie e violenza fisica nonché mentale che venivano purtroppo nascoste, omesse o solamente sussurrate paurosamente tra le persone di colore. Allora compaiono nelle sue opere, in un ambiente apparentemente bucolico, scene di sesso, torture ed esecuzioni, figure di vittime, di carnefici, sagome di violentatori, figure sofferenti, taglienti, persino ironiche che sembrano danzare in un teatro grottesco. Quella di Kara Walker è una vera e propria presa di coscienza mista ad una bizzarra ironia priva di qualsiasi intento moralistico.
Uno dei suoi più grandi e primi capolavori, che suscitò subito scandalo tra il pubblico, fu:
(presentata al Drawing Center di Soho 1994), dove le sue silhouette nere applicate sul muro bianco narrano in diversa maniera la Guerra Civile americana negli Stati del Sud intrisa di schiavitù e razzismo.
Far parlare le immagini di verità è quello che, in maniera ambigua, cerco di fare nel mio lavoro (2003)
Un articolo di Daisy Triolo