Performer, regista e fotografa, l’austriaca Valie Export, il cui nome di battesimo è Waltraud Lehner (Linz, 1940) è una delle artiste più famose e discusse dell’arte contemporanea.
La stessa scelta del nome d’arte rivela la teoria e la prassi dell’opera di Valie Export, improntata in primo luogo sul tema del femminismo, sempre ricorrente nelle sue performance e di cui fu attivista ed esponente di punta grazie al suo lavoro.
Altro argomento nodale della sua carriera artistica è l’idea della mercificazione dell’arte e degli artisti, che si trasformano in un marchio da esportare, da qui appunto, l’appellativo di Export. Export fu anche usato come sostituto di Lehner, il cognome del padre assunto alla nascita, e di Hollinger, quello del suo ex marito, i quali entrambi legavano l’identità dell’artista a un’impostazione sociale fortemente maschilista.
La Export si impegnava a mettere in evidenza il maschilismo diffuso della società con le sue azioni sempre piuttosto provocatorie, nelle quali rappresentava in particolare gli stereotipi che più comunemente connotavano – e ancora oggi connotano – la figura femminile.
Tra le opere che meglio esprimono la poetica artistica di Valie Export c’è Tap and touch cinema (1960), performance nella quale l’artista rinchiude una parte del suo corpo in una scatola e si fa palpare il seno dai passanti di sesso maschile, e Portfolio della caninità (1968), in cui passeggia per le strade di Vienna tenendo al guinzaglio il collega Peter Weibel.
Durante gli anni Settanta Valie Export realizzò la nota performance Body sign action (1970), in cui la Export si fa tatuare sulla coscia sinistra una giarrettiera, comunissimo emblema della seduzione femminile. Nell’opera Valie Export – Smart Export (1970) l’artista appare con un pacchetto di sigarette che ha una foto della Export stampata sopra. Un lavoro che rimanda al concetto di artista come marchio da vendere e allo stesso tempo esprime l’autodeterminazione sociale, politica ed estetica di Valie Export.
Aspettativa (1976) è invece un fotomontaggio nel quale l’artista si immortala con un aspirapolvere tra le braccia sostituendosi alla Vergine Maria della celebre Madonna della Melagrana di Sandro Botticelli (1487), raffigurato alle spalle dell’immagine della Export. Tale opera vuole comunicare il tipo di aspettativa che una donna può avere della sua esistenza nella società in cui vive, seguendo uno stereotipo che ha proprio nella figura della Madonna il suo paradigma più antico e seguito.