Rebecca Horn è una scultrice e regista tedesca, aperta verso diversi linguaggi artistici che vanno dalla performance alle istallazioni. E’ nota soprattutto per le sue creazioni di body extension.
Rebecca nacque a Michelstadt (Comune tedesco situato nell’Assia) il 24 Marzo 1944, città dove passò l’infanzia in compagnia di una governante rumena che le insegnò a disegnare, ancora oggi una delle sue forme artistiche predilette.
All’età di 19 anni decise di frequentare l’Accademia di Belle Arti d’Amburgo, ma fu costretta ad abbandonare gli studi l’anno successivo per via di un avvelenamento ai polmoni. Si spostò quindi a Londra, dove entrò a far parte della St.Martin’s School of Art nel 1971. Il periodo di malattia e la successiva morte dei genitori la spinsero a isolarsi.
Una volta uscita dall’isolamento iniziò a creare opere particolari che divennero il marchio stilistico dell’artista. Si trattava di estensioni corporali fatte di balsa e tessuti, che conferivano al corpo dell’artista delle nuove forme inaspettate e nuovi significati. Il tema principale della sua opera era la riflessione sul corpo in tutti i suoi aspetti.
L’artista esprimeva la “solitudine comunicando attraverso le forme del corpo”, con opere d’arte che sorpassavano i limiti dei singoli linguaggi tradizionali, portando ad un coinvolgimento diretto dell’artista e dello spettatore nel momento creativo, trasformando il suo corpo in uno strumento per l’applicazione di elementi artificiali.
“Anche se avessi deciso di vivere e lavorare sempre nella stessa città, avrei prodotto lavori diversi. Ma ho preferito creare quello che chiamo il ‘linguaggio della leggerezza’ e portare con me le mie storie come dentro una valigia. Queste storie le racconto in base a come esperisco ogni nuovo luogo che esploro viaggiando; ci trascorro a volte anche mesi, ma sempre esplorando da viaggiatrice. Infatti, i viaggiatori vedono le cose diversamente, come attraverso un binocolo; si tengono a una certa distanza e hanno un atteggiamento più critico rispetto a chi vive in quella città. Viaggiare significa mantenere una distanza, anche nei luoghi più familiari.”
Einhorn (Unicorno), mette in evidenza già dal titolo il gioco di parole sul nome dell’artista. E’ l’opera più famosa della Horn, in cui le estensioni corporali sono attaccate al corpo della performer tramite cinghie, simili a quelle della pittrice Frida Kahlo.
Finger Gloves è il nome di un’estensione corporale e della performance ad essa legata. In questa occasione l’artista creò dei prolungamenti delle dita tali che il soggetto che li indossava, stando al centro della stanza della performance, potesse toccare contemporaneamente i muri opposti.
Negli anni ’80 creò sculture-oggetto, macchine e congegni in movimento, portando in vita oggetti inanimati, e opere piumate ideate per avvolgere come un bozzolo il corpo, ma anche maschere e ventagli.
Rebecca Horn ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui il premio Carnegie (1989), prima donna a riceverlo.
Un articolo di Martina Giangiacomo