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Marcel Broodthaers: Dipartimento delle Aquile e altre opere

Marcel Broodthaers  è un artista belga nato a Saint-Gilles nel 1924.

Dopo i suoi esordi come poeta, Broodthaers iniziò a dedicarsi nel 1963 all’arte visiva, per poi diventare nel 1968 il direttore del Museo d’Arte Moderna, Dipartimento delle Aquile, Sezione XIX secolo di Bruxelles.

La carriera artistica di Marcel Broodthaers fu segnata da un profondo scetticismo nei confronti dell’arte contemporanea, per la sua riduzione a mera merce di scambio.

Uno dei suoi primi lavori, Pense-bête del 1963, consisteva nell’esposizione di 50 copie di un suo libro di poesie in un blocco di gesso, dichiarando il risultato un’opera scultorea. Un sovvertimento delle forme artistiche, il quale obiettivo era quello di tramutare il libro da oggetto di lettura a oggetto visivo e contemplativo, mentre il lettore prendeva le parti di “spettatore” dell’opera d’arte.

Nel 1968 Marcel Broodthaers aprì il suo Museo d’Arte Moderna a Bruxelles e assunse il ruolo di direttore. Alla base di questa decisione c’era una concezione critica nei confronti dell’istituzione museale, considerata dall’artista come luogo che esprime da un lato la cultura industriale, dall’altro gli interessi ideologici di chi è al potere.

Museo d’Arte Moderna, Dipartimento delle Aquile, Sezione XIX secolo diventò così una struttura allegorica che esponeva, al posto delle opere d’arte, cartelli con indicazioni e disposizioni, biglietti da visita e altri materiali secondari e accessori utilizzati in musei e gallerie. Un’esempio è l’opera Museo: non sono ammessi i bambini del 1968-69.

Il museo divenne in Broodthaers  opposizione e negazione dell’istituzione stessa, attraverso un’azione concettuale che non si concentrava più sull’astrazione delle parole, ma che era determinata contestualmente e politicamente.

La “sezione figure” del suo museo, esposta nel 1972 a Dusseldorf, nacque come una parodia sull’iconografia dell’”aquila” come simbolo di potere, espressa attraverso diversi media e oggetti: varie testimonianze e rappresentazioni di uno stesso concetto che avevano poco a che fare con le opere d’arte tradizionali.

La “sezione figure” divenne successivamente la “sezione fotografica” con fotografie degli stessi oggetti di Dusseldorf: riproduzioni fotografiche mimetiche che, esposte nel museo, diventavano un nuova merce artistica, proprio come i cataloghi delle mostre.

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