Francesco Somaini nasce a Lomazzo nel 1926, dopo un primo periodo concretista aderisce al movimento dell’Informale, tra il 1958 ed il 1972. Oltre a dedicarsi allo studio di progetti ambientali di carattere utopico, si volge in particolar modo alla scultura e al suo legame con l’architettura e l’ambiente. Negli anni ’80 esegue opere di grande dimensione anche all’estero. Somaini muore nel novembre del 2005 a Como.
Negli anni dell’Informale la collaborazione tra architettura, pittura e scultura è vista da Somaini come un adeguamento stilistico al contesto architettonico, in opposizione all’arte figurativa. La scultura di tale periodo è ancora lontana dalla successiva integrazione con l’ambiente, è un motivo isolato senza vincoli organici con esso. Le esperienze artistiche di Somaini si svolgono in Italia e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e prevedono l’utilizzo di elementi plastici in grande scala. La fase successiva vede una vocazione all’agire in grande, che però è ora esclusivamente un elemento estetico, va ad abbellire lo spazio senza portare alcun significato che possa qualificare lo spazio esterno. Il frammento diviene un corpo che si inserisce nel contesto urbano.
Per il Monumento alla resistenza di Cuneo del 1962-63 Somaini collabora con Lucio Fontana, ottenendo una sala sotterranea con un elemento plastico, in metallo che convoglia tutta la luce naturale, tra due masse opprimenti ed una lunga fenditura attraverso il pavimento. L’opera si arricchisce con complesse significazioni, la scultura si sviluppa in senso monumentale, il che implica una connessione architettonica. Il monumento diventa un oggetto organico allo spazio a cui si rapporta e dunque alla storia e alla vita di questo spazio, di cui determina un mutamento di lettura e di uso. La scultura è così un elemento evocatore, catalizzatore di memoria storica, di collegamento e trasmissione tra l’individuale ed il collettivo. Lo spazio su cui Somaini progetta e agisce diventa spazio sociale.
Al 1964 risalgono gli studi preparatori per la grande scultura Fenice che sarà collocata in una fontana sul fronte del grattacielo della First National Bank ad Atlanta nel 1970, però solo dopo aver visto il Monumento ai Marinai d’Italia prodotto a Milano tra il 1965 ed il 1967, lavorato col getto di sabbia per ottenere vibrazioni e tensione plastica, rare per un’opera di grandi dimensioni, in quanto le soluzioni di quest’opera milanese avevano convinto gli architetti di Atlanta più di quanto non avessero fatto i disegni e i bozzetti precedenti di Somaini, non ritenuti, a dire dell’autore, sufficientemente figurativi.
Un altro esempio da considerare è l’altorilievo Discesa dello Spirito Santo apposto sulla facciata della chiesa di Santo Spirito di Bergamo, intervento pregno di simboli cultuali ed antropologici. Qui la scultura assume un nuovo ruolo stabilendo appunto una relazione con l’architettura e coinvolgendo emozionalmente il fruitore.
Dunque la ricerca plastica di Somaini persegue l’inserimento dinamico dell’oggetto plastico rispetto allo spazio ambiente in cui si colloca, che va maturando in una visione di macrointerventi emotivi urbani. La scultura è ora segno, memoria, ammonimento e sollecitazione, è intervento di estensione e al tempo stesso di unificazione, in quanto amplifica il significato dello spazio in cui è inserita in modo che tutti i fruitori, provenienti da diverse classi sociali e quindi portatori di un background culturale differente, possano allo stesso modo concepire in maniera univoca il significato dell’elemento plastico inserito nel contesto; un contesto che, data l’abituale frequentazione, è praticato con indifferenza.
La segnaletica emozionale è proposta a contatto con la zona storica della città nell’intervento di Somaini a Volterra nel 1973. Qui presso la fonte alla porta di Docciola colloca una grande scultura rosa ed altre due all’interno della fonte stessa. La porta è vista come ingresso all’altro mondo, ha un aspetto macabro che proprio la scultura erotico-vitalistica vuole contrastare, ma in generale vuole opporsi all’aspetto austero e severo di tutta la città di Volterra. Il monumento-ammonimento ha una delle sue ragioni più valide nella permanenza, nel suo durevole conflitto, nell’immagine che senza tregua si ripropone alle coscienze, è un’icona da inserire nel cuore pubblico della città a fianco dei segni antichi del potere e della storia.
La concezione di Somaini dell’elemento plastico va evolvendo e approda a una sorta di estensione tramite la traccia, ora l’evento plastico non è identificabile soltanto con la scultura divenuta oggetto-matrice dinamico, ma anche nella traccia del suo percorso. Il progetto di muovere la staticità e l’inerzia della materia ha trovato dal 1975 sviluppo con l’agire in senso proprio, con l’imprimere il movimento ad una scultura matrice, l’Antropoammonite, una scultura rotolante che lascia una traccia, un solco sul terreno. La scultura imprime un suo messaggio nel terreno; una configurazione plastica che è lo svolgimento nello spazio esterno della sua forma; una forma formante che mette in atto la sua carica virtuale di energia organica e vitale. La traccia è una risposta palese all’azione degli artisti concettuali nell’ambito della Land art.
Un articolo di Martina Bottazzi