Louise Bourgeois

Nata nel 1911 a Parigi, Louise Bourgeois è una delle maggiori esponenti dell’Astrazione Eccentrica, movimento nato dall’omonima mostra del 1966 che forniva un’alternativa espressiva al minimalismo.

L’opera della Bourgeois nasce con sculture e disegni di influenza surrealista – come  le “femmes-maisons” (1942-1947) – incentrate sui temi della solitudine, del danno e della riparazione.

Nel 1947 Louise Bourgeois pubblica “He disappeared into complete silence” un’opera particolare per il suo utilizzo del testo e della parola che fa pensare a quella che poi sarà l’arte concettuale, ma anche all’idea di gesamtkunstewerk (opera d’arte totale) di Kandinskij e Wagner, in cui diverse forme d’arte sono utilizzate per un unico fine espressivo.

In ogni tavola sono presenti due tipi sistemi di segni: quello liguistico espresso con le parole, storiche e allo stesso tempo individuali e soggettive, e quello iconico espresso con l’ immagine bidimensionale, a bassa densità figurativa ed essenzialmente geometrica.

La complessità di queste tavole sta nel fatto che ogni sistema comunicativo utilizzato dall’artista ha una propria grammatica, una serie di segni che sono individuali, emotivi ed arbitrari, che si nascondono dietro la simbologia normalizzata ed oggettivizzata di ciascun sistema.

Negli anni ’70 Louise Bourgeois inizia ad elaborare il suo stile personale. Manipolando gesso, latex e stoffa, l’artista ricrea parti del corpo femminile e maschile che attraggono e ripugnano al tempo stesso. Tra queste spicca “La fanciulla” del 1968, che rappresenta l’organo maschile, lo sguardo dell’uomo, ma è anche simblo del bambino da cullare.

Tutto quello che produco è ispirato ai primi anni di vita. Ogni giorno devidi sfarti del tuo passato, oppure accettarlo, e se non riesci diventi scultrice.

Altro lavoro fondamentale è “La distruzione del padre“: un’opera in cui la Bourgeois esprime la delusione nei confronti del padre mondaiolo attraverso un’istallazione cavernosa che sembra un corpo rivoltato all’infuori, accogliente e spaventoso, che intrappola e protegge contemporaneamente.

Nel 1990 l’artista rappresenta “Cell (Choisy)” la sua casa d’infanzia racchiusa in una cella reticolare e sovrastata da una ghigliottina.

Per dieci anni ho visto lo sguardo muto di mia madre , ho odiato mio padre per quella sua violenza inaudita su di noi. La famiglia può essere disseminata di ghigliottine.

In quest’opera lo spazio dell’abitare diventa metafora dello spazio mentale e fisico, nel quale l’artista si sentiva imprigionata.

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