“La scrittura nasce nel presente, porta con sé il passato e rimanda al futuro…. Praticamente è un andare con il tempo”.
Irma Blank è un’artista nata nel 1934 a Celle, in Germania, e vive attualmente a Milano. Le sue più importanti personali hanno avuto luogo a partire dal 1975 in città come Milano, Berlino, New York e Parigi, proseguendo negli anni ’80 e ’90 con numerose mostre personali e collettive. I suoi libri d’artista sono stati esposti in istituzioni come il MoMa di New York e la Biblioteca Nazionale di Francia, mentre nel marzo 2013 è stata inauguarata la mostra “Senza parole” (Bologna) che ripercorre l’intera carriera dell’artista.
Irma Blank utilizza la scrittura con l’intento di recuperare i simboli e i segni primordiali della comunicazione. L’ambiente in cui evolve la sua poetica è quello della seconda metà degli anni ’60 e primi ’70, quando l’arte concettuale si propone come corrente trainante del periodo, un terreno fertile su cui Irma Blank può mettere in atto la sua sperimentazione linguistica del segno autonomo.
I primi cicli proposti dall’artista sono gli Eigenschriften (Scritti personali), dove la pagina è completamente riempita da “scritture asemantiche”, come le ha definite Gillo Dorfles, e dove il segno grafico non è scindibile in ulteriori unità alfabetiche. La Blank punta a ritornare alle radici del proprio io precludendo al fruitore il senso ultimo dell’opera, il quale non può far altro che apprezzare il mistico susseguirsi di segni senza comprenderne il significato. Quella dell’artista è una scrittura silenziosa, un segno ripetuto, che nella ripetizione stessa “è potenziato e riporta allo stesso concetto, ciò che è stato e ciò che potrà essere “.
La scrittura che Irma Blank proprone nelle Trascrizioni è un genere grafico esistenzialista: l’artista proietta la sua iteriorità nella srittura, “una scrittura purificata dal senso, un segno autonomo che dà voce al silenzio“. In questa seconda serie vengono ricopiate le impostazioni tipografiche dei libri reali, ma le pagine vengono riempite in maniere metodica di segni che non posseggono alcun significato linguistico. Irma Blank crea un linguaggio aperto, che va oltre il significato storicamente determinato e dentro il quale ciascuno poteva proiettare sé stesso.
Con i Radical Writings la Blank utilizza un tipo di scrittura “pittorica”. L’artista parte da sé e va oltre, verso l’infinito, come una sorta di evoluzione delle Trascrizioni. Si può entrare nell’opera come in un libro, con al centro una parte più scura, che corrisponde all’inizio del segno. Tale segno viene prodotto in simultanea con il respiro per creare una corrispondenza sempre maggiore tra la scrittura, l’essere e la vita.
“Ricerco ossessivamente e ostinatamente la salvazione nel vuoto semantico, scrivendo“.
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 i pastelli, l’inchiostro e la china su carta o pergamena, fin’ora utilizzati, vengono sostituiti con colori acrilici e oli.
Nella serie degli Avant-testi l’artista utilizza anche la biro, su un supporto in poliestere posto sul telaio. In questo periodo, la Blank si addentra nel mondo dell’astrattismo, celebra il mito, i primordi della scrittura, che “si consegna in un movimento rotatorio, autoavvolgentesi. Viene dal corpo e ritorna ad esso. Lasciando traccia della sua breve epifania“. Ciò viene ottenuto dal movimento circolare che l’autrice impone a un fascio di biro, finché non ritiene la superficie ottenuta abbastanza omogenea. Tale operazione è intesa come l’espressione del proprio Io più nascosto.
Uno degli ultimi cicli si intirola Hyper-Text ed è uno sguardo sulla società attuale. Qui la Blank sovrappone con la tecnica serigrafica il testo da lei scritto in tre lingue con lo scopo di impedirne la leggibilità, utilizza dunque una scrittura semantica, le cui lettere sono così sovrapposte da rendere impossibile la lettura.
“Troppa informazione è nessuna informazione“.
Un articolo di Martina Bottazzi