Yoko Ono

Nata a Tōkyō nel 1933, Yoko Ono è un’artista giapponese naturalizzata statunitense, divenuta celebre per la sua attività artistica e per essere stata collaboratrice e compagna di John Lennon.

Dalle origini alto borghesi, l’artista fu costretta a un periodo di povertà nel dopoguerra, per poi trasferirsi a New York insieme alla famiglia. Quì Yoko Ono subì immediatamente il fascino dell’arte contemporanea e dei musicisti d’avanguardia, diventando uno fra i primi membri del movimento Fluxus. Personaggio poliedrico e socialmente attivo, fin dagli esordi Yoko Ono diffonde attraverso l’arte e la musica un messaggio di pace e di rispetto dei diritti umani.

L’attenzione al sociale, concetto fondamentale delle opere di Yoko Ono, riguarda in primo luogo il tema delle disuguaglianze, soprattutto quelle di genere. Molti dei lavori dell’artista esprimono infatti un interesse al movimento femminista, soprattutto le prime opere degli anni ’60. Yoko Ono incarna perfettamente lo spirito di ribellione e il fermento culturale di quegli anni esprimendolo con lavori d’avangardia sia dal punto di vista artistico che politico. Non a caso, uno degli altri temi a cui l’artista rivolge una particolare attenzione è quello della pace nel mondo, relativamente alla diatriba etica sulla guerra nel Vietnam.

Tra i suoi lavori più celebri degli anni ’60 c’è Cut Piece (1965), performance nella quale l’artista, seduta al centro di una sala della Carnegie Recital Hall di New York, permette agli spettatori di tagliare a brandelli i propri vestiti, fino a rimanere quasi nuda. La perfomance punta a mosrare come il corpo della donna viene percepito nell’opinione comune contemporanea e ad  annullare la barriera che divide artista e fruitore dell’arte, tema affrontato proprio dagli esponenti della neonata Body Art.

Tra le altre opere più note ci sono Apple e Yes, entrambe del 1966. Nella prima l’artista espone una mela verde in alto su una teca di vetro. La mela di Yoko Ono, il cui status di mela è rappresentato da un’etichetta posta sulla mela stessa, è presentata nella sua semplice e chiara semplicità di oggetto naturale, un’operazione che anticipa il lavoro dell’arte concettuale e che riprende l’interesse di Magritte per le etichette. L’opera Yes, invece, consiste in una piccola tela bianca  appesa su una scala che punta al soffitto, dove è possibile leggere la parola “yes” con una lente di ingrandimento.

Tra 1964 e il 1972 Yoko Ono produsse una ricca serie di film sperimentali, proseguento in contemporanea la sua carriera come musicista. 

Tra i suoi progetti più recenti, infine, si ricordano My Mommy Was Beautiful (2004), dove l’artista aveva fatto distribuire per le vie di Liverpool – la città natale di John Lennon – dei volantini, striscioni, cartoline e quant’altro con le immagini di un seno e di una vagina. Come è possibile immaginare l’opera fece molto scalpore e la Ono fu attaccata da molti; l’artista si è giustificata sostenendo che l’intento di My Mommy Was Beautiful era quello di portare le donne alla consapevolezza del proprio corpo.

Molto meno provocatoria è invece l’iniziativa su scala mondiale del Wish Tree, esposta in Italia alla Galleria Guggenheim di Venezia. In questo lavoro l’artista a inviatato i visitatori ad appendere su un albero un foglietto con i loro desideri e sogni più intimi. Yoko Ono da bambina era stata abituata a scrivere i suoi desideri su un foglio di carta che poi appendeva sugli arbusti dei cortili dei tempi buddhisti, e tale pratica ribadisce il carattere universale e di condivisione tipico della poetica artistica di Yoko Ono.

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