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Niki de Saint Phalle

Niki de Saint Phalle è una scultrice e pittrice francese, nata  Neuilly-sur-Seine nel 1930.

Negli anni ’60 entrò a far parte dei Neauveaux Réalistes, collaborando con artisti come Robert Rauschenberg, Jasper Johns, John Cage e Jean Tinguely, che sposò nel 1971. I lavori più noti di Niki de Saint Phalle sono le azioni “Shooting paintings”, le sculture femminili a grandezza naturale “Nanas” e il progetto del “Giardino dei Tarocchi” a Capalbio, in Toscana.

Il Giardino Dei Tarocchi venne avviato a partire dal 1979 e vide l’intervento di maestranze specializzate e di rinomati artisti contemporanei, tra cui spiccano i nomi di Rico Weber, Sepp Imhof, Doc Winsen e di Jean Tinguely. Progetto ventennale che prede spunto da Parque Guell, il Giardino dei Tarocchi è caratterizzato dalla presenza di 22 statue ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi. Queste opere colossali sono realizzate in cemento armato e metallo e interamente ricoperte di specchi, vetri e ceramiche colorate ed evocano le tipiche forme dilatate da Matisse, Klee a Picasso.

Le statue sono l’ultima tappa del percorso artistico iniziato dalla Saint Phalle nella seconda metà degli anni ’60, quando l’arista allontanò dal Nouveau Réalisme e dagli assemblaggi polimaterici per approdare alle già citate “Nanas”: grandi opere tridimensionali femminili dalle rotondità accentuate, alcune delle quali sono percorribili e abitabili.

“Il Giardino dei Tarocchi non è il mio giardino, ma appartiene a tutti coloro che mi hanno aiutata a completarlo. Io sono l’architetto di questo giardino. Ho imposto la mia visione perché non ho potuto fare altrimenti. Questo giardino è stato fatto con difficoltà, con amore, con folle entusiasmo, con ossessione e più di ogni altra cosa, con la fede. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi. Come in tutte le fiabe, lungo il cammino alla ricerca del tesoro mi sono imbattuta in draghi, streghe, maghi e nell’angelo della Temperanza.”

Attraversare il Giardino dei Tarocchi sembrerebbe non tanto percorrere uno spazio fisico, quanto compiere un’iniziazione spirituale. La volontà di recidere i rapporti col mondo esterno per immergersi in una dimensione magica si percepisce immediatamente.

Il padiglione d’ingresso, realizzato dall’architetto ticinese Mario Botta, in collaborazione Roberto Aureli, è costituito da un doppio muro di recinzione in tufo con un’unica apertura centrale.

Varcata la soglia, la strada conduce alla grande piazza centrale, nella quale si erge il volto azzurro della Papessa. Chiave della saggezza e simbolo dell’inconscio irrazionale e delle sue potenzialità, da un punto di vista iconografico la scultura si ispira all’orco del parco tardorinascimentale di Bomarzo, seppur ingigantita e sormontata dalla testa del Mago, emblema di pura energia, luce, malizia e creatività. E’ dalla bocca della Papessa che sgorga l’acqua che si convoglia nella fontana centrale, dove trova posto la grande scultura semovente realizzata da Tinguely che rappresenta la Ruota della Fortuna, la ruota della vita. Tutto attorno frasi, pensieri, citazioni, numeri, messaggi di speranza e di fede sono incisi sulle strade in cemento che rispettano le sinuosità del terreno toscano e avviano a itinerari differenti.

Ispirato all’arte dei nativi americani è il grande uccello di fuoco bianco, rosso e giallo che traduce la carta del Sole, mentre l’Albero della Vita custodisce la figura dell’Impiccato che, con la sua tipica posizione rovesciata, invita a guardare il mondo da un altro punto di vista. Superate le sculture della Giustizia e dell’Ingiustizia spicca la fortezza dell’Imperatore, una cittadella fortificata il cui loggiato è costituito da 22 colonne, in numero uguale a quello delle carte. Questo è l’arcano che meglio raccoglie l’eredità di Gaudì: ricoperto da vetri di murano e murrine, specchi francesi, boemi e cecoslovacchi, l’Imperatore rievoca i ready made degli anni ’60 ed è simbolo del maschile, dell’ambizione e del potere. Gli si contrappone la carta dell’Imperatrice-Sfinge, identificata come l’opera più rappresentativa dell’intero complesso, non solo perché l’artista ne fece sua abitazione personale, ma anche perché è quella che meglio traduce la sua svolta stilistica verso le Nanas, come del resto testimoniano le forme opulente e il corpo formoso ricoperto da ceramiche molate. In posizione dominante sull’intero giardino, l’Imperatrice è la regina del cielo, sacra magia e civilizzazione.

Tra le altre opere va ricordata la Temperanza, grande scultura-igloo creata per celebrare la memoria dello scomparso Jean Tinguely e dell’amico Menon, le cui fotografie poggiano su un bassorilievo posto all’interno dell’ambiente. Interamente ricoperto da ceramiche e specchi di varia forma, l’interno innesca uno spaesante effetto caleidoscopico di curve riflesse e deformate. Uno spazio magico e infinito, dunque. Proseguendo il cammino e oltrepassando le statue della Morte e del Diavolo, ci s’imbatte nel Matto, giovane vagabondo simbolo del caos, dello spirito e dell’entusiasmo, con cui s’identifica l’artista stessa.

E’, infine, con la carta del Mondo che si conclude il percorso avviato dalla Papessa. La scultura, realizzata con la collaborazione di Tinguely, è composta da una struttura ferrosa che a intervalli regolari fa ruotare una sfera intarsiata di specchi e avvolta dalle spire di un serpente, sulla quale si innalza una donna a braccia aperte. Emblema della vita interiore, in essa giace il mistero del mondo e trovano risposta gli interrogativi posti dalla sfinge.

Il verbo Riflettere deriva dal latino Reflectere (Re-indietro; Flectere-piegare) ed indica l’azione del volgere la mente su qualcosa con grande attenzione; ciò è quanto accade nel Giardino dei Tarocchi. Ritenuto un’opera d’arte totale per la perfetta integrazione tra arte, natura, architettura e design, il Giardino dei Tarocchi seduce chiunque decida di immergersi in questo mondo altro, dove luci, frammenti e forme colorate conducono inevitabilmente alla contemplazione e alla riflessione.

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