Non è tanto il linguaggio del pittore che si deve sentire, quanto quello della natura.
Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.
Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.
I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva
Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?
Più divento dissipato, malato, vaso rotto, più io divento artista, creatore… con quanta minor fatica si sarebbe potuto vivere la vita, invece di fare dell’arte
Così il pennello sta alle mie dita come l’archetto al violino, e assolutamente per mio piacere.
Non bisogna giudicare il buon Dio da questo mondo, perché è uno schizzo che gli è venuto male.
Se qualcosa parla in te per dirti non sei pittore, ebbene in questo caso vecchio mio: dipingi! E questa voce tacerà. Ma tacerà solo se dipingi. Chi, ascoltando questa voce, va dagli amici a lamentarsi, a raccontare loro le sue preoccupazioni, perde un po’ della sua forza virile, un po’ del meglio che c’è in lui.
Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari.
Io penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno.
L’unico momento in cui mi sento vivo è quando dipingo.
Vorrei solo che mi accettassero per quel che sono.
Le leggi dei colori sono inesprimibilmente belle, proprio perché non sono dovute al caso.
Adesso abbiamo qui un calore stupendo, intensissimo, senza vento, che fa proprio al caso mio. Un sole, una luce che in mancanza di meglio non posso che chiamare gialla, gialla zolfo pallido, limone oro pallido. Com’è bello il giallo! E come vedrò meglio il Nord!
Il mondo non m’interessa se non per il fatto che ho un debito verso di esso, e anche il dovere, dato che mi ci sono aggirato per trent’anni, di lasciargli come segno di gratitudine alcuni ricordi sotto forma di disegni o di quadri, non eseguiti per compiacere a questa o a quella tendenza, ma per esprimere un sentimento umano sincero.